di Don Primo Martinuzzi - Ci sembra necessario premettere che una riflessione sulla Parola di Dio, perché sia fruttuosa, deve essere fatta, innanzitutto, creando un clima di silenzio esteriore ed interiore, per favorirne l’accoglienza del cuore; chiedendo, poi, perdono al Signore, con un sincero pentimento dei nostri peccati, ed invocando lo Spirito Santo che, con il Dono dell’Intelletto, illumina la nostra intelligenza affinché possiamo cogliere, della Parola di Dio, i significati profondi, rafforzando la nostra fede e, con essa, i sensi spirituali: la nostra vista interiore, il nostro udito spirituale, il nostro gusto spirituale, etc…
Tutto questo, è solo una preparazione per accogliere il Dono della Parola di Dio che sarà offerto poi durante la Celebrazione Eucaristica, nella prima delle due mense: la mensa del Pane di Vita che è la Liturgia della Parola. “L’incontro con Gesù nelle Scritture ci conduce all’Eucarestia, dove la Parola raggiunge la Sua massima efficacia, perché è Presenza reale di Colui che è la Parola Vivente” (cfr. Gaudete et Exultate, 157). “Le divine scritture”, ispirate da Dio,… comunicano immutabilmente la Parola di Dio stesso e fanno risuonare (nell’assemblea eucaristica) nelle parole dei profeti e degli apostoli, la voce dello Spirito Santo” (Dei Verbum, 21). Come scrive anche Papa Francesco, nella Evangelii Gaudium, nei numeri relativi all’omelia, che è atto liturgico e parte costitutiva della Liturgia della Parola: “l’omelia supera qualsiasi catechesi, essendo il momento più alto del dialogo tra Dio e il Suo popolo, prima della Comunione Sacramentale (EG, 137) “… la Chiesa è Madre e predica al popolo come una madre che parla a suo figlio, sapendo che il figlio ha fiducia… perché sa di essere amato (EG, 139). Inoltre, il predicatore è Presenza Viva di Cristo Sposo che parla alla Chiesa Sua Sposa, e la prepara all’incontro sponsale che raggiunge il suo apice nel momento della Comunione. Infatti: “per questo l’uomo lascierà il padre e la madre, si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo Mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Cfr. Ef 5,31-32).
Vivendo perciò questa riflessione della Parola di Dio, in preparazione della Celebrazione Eucaristica della Domenica XXVI del T.O., possiamo proporre questi spunti di riflessione: innanzitutto già dall’orazione di Colletta prevista per quest’anno liturgico (Anno B), ispirata ai brani della Sacra Scrittura e aggiunta a quella prevista dal Formulario della “Edizione Typica”, colgo la seguente invocazione: “O Dio… effondi il Tuo Spirito sul nuovo Israele (la Chiesa), perché ogni uomo sia ricco del tuo Dono, e a tutti i popoli della terra siano annunziate le meraviglie del Tuo Amore (che è lo Spirito Santo stesso!). Anche la Prima Lettura coglie questa sottolineatura , riguardante l’azione Spirito Santo: “Mosé disse: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!” ( Nm 11,29). Questa preghiera di Mosé si è realizzata nel popolo della Nuova Alleanza che è la Chiesa, poiché tutti i battezzati sono profeti, re e sacerdoti (sacerdozio battesimale), templi viventi dello Spirito Santo, partecipi della natura divina, membra vive del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. “Lo Spirito Santo ha desideri contrari alla carne e la carne ha desideri contrari allo Spirito, e queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste” (cfr. Gal 5,17). Il Battezzato, perciò, guidato dallo Spirito Santo, inabitante in lui, seguendo le Sue ispirazioni, illuminazioni, mozioni, vive l’esperienza che: “i precetti del Signore fanno gioire il cuore... la Legge del Signore è perfetta, dà forza all’anima, rende saggio il semplice… e per chi Lo segue è grande il profitto, poiché da Lui è illuminato” (cfr. Sal 18) (Salmo responsoriale). Inoltre, può vedere quanto sono vere le parole della Lettera di San Giacomo (Seconda Lettura) al riguardo di quanto sia infelice la sorte di chi contrista e soffoca lo Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo, per seguire le tre concupiscenze che sono: “la superbia della vita, e soprattutto gli attaccamenti disordinati alle ricchezze materiali e alle persone (Cfr. 1Gv 2,16; Gc 5,1-6). Il brano del Vangelo di Marco, perciò può essere interpretato come la conferma che “dello Spirito del Signore (lo Spirito Santo) è pieno l’universo” ( Sap 1,7) e che anche fuori della Chiesa Egli suscita e guida uomini di buona volontà che operano il bene, anche se non sono battezzati; e che questo bene va valorizzato e non disprezzato: “chi non è contro di noi è per noi” dice Gesù. La “Forza dello Spirito Santo ” ( Cfr. At 1,8) ricevuta nella nostra Pentecoste personale: che è il Sacramento della Confermazione, ed accresciuta con la preghiera, la meditazione quotidiana della Parola di Dio; la Confessione frequente (possibilmente, almeno mensile); la partecipazione alla S. Messa domenicale (e perché no, quotidiana), ed una vita di carità che comporta l’ascesi, perché è crescita in tutte le virtù, attraverso il compimento dei nostri doveri quotidiani (il famoso terribile quotidiano) e la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali, ci permette di vivere la “misura alta della vita cristiana e rispondere alla chiamata universale alla santità. Lo Spirito Santo è chiamato anche “l’Allenatore dei martiri” perché con i Suoi 7 santi Doni perfeziona le nostre virtù che sono come la nostra “muscolatura spirituale” ( padre Plè) perciò ci dà la forza di vivere la radicalità evangelica “… se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala… e se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: e meglio per te entrare nel Regno di Dio con un occhio solo anziché con due occhi essere gettato nella Geènna (cfr. Mc 9,43. 47).
“(Gesù)…ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (Cfr. Gaudete et Exultate, 1).
“Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior Gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito” (Cfr. Gaudete et Exultate, 177).