Verso un futuro gioioso e aperto, Don Roberto Sisi
Iniziamo oggi il nuovo anno liturgico, un percorso di fede che la Chiesa imposta come crescita spirituale il cui punto culmine è la regalità di Gesù Cristo, festa liturgica che conclude il ciclo. L’anno che si apre con la prima domenica di Avvento punta immediatamente verso una delle più sentite celebrazioni, anche a livello delle tradizioni. Infatti sono tanti già gli elementi pubblicitari che orientano verso il Natale. A ricordarci soprattutto della prossimità della festa natalizia è il commercio e così siamo messi tutti in una prospettiva di attesa.
Infatti è questa la parola magica di questo tempo: attesa della venuta del Signore che viene. L’Avvento ci suggerisce 3 tipi di venute: la venuta storica di Gesù (nato a Betlemme); la venuta quotidiana e permanente di Gesù che bussa sempre alla porta del nostro cuore e si lascia incontrare nei Sacramenti, nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle, nelle varie circostanze; infine la venuta di Gesù nella gloria alla fine dei tempi come giudice della storia.
Ad ognuna di queste venute (avvento) corrisponde un’attesa vigilante, consapevole e attiva. E ogni attesa implica una preparazione. “Gesù viene, lo aspettiamo, ci prepariamo alla sua venuta”.
Le letture di questa domenica ci presentano un futuro nel quale Dio primeggia e ci invitano alla speranza: Gesù tornerà, noi aspettiamo il suo rientro, preparandoci attivamente durante la vita presente.
Il profeta annuncia una buona notizia che possiamo riassumere in queste piccole parole: “il futuro c’è, l’avvenire c’è”. In altri termini si direbbe: la speranza è possibile, si può guardare avanti. È proprio guardando avanti che si può trovare la forza e lo slancio di vivere meglio il presente, di affrontare le sfide e le difficoltà del momento.
Questo di oggi è quindi un messaggio d’ottimismo. Anche quando tutto sembra insormontabile, il pessimismo, la disperazione non è la soluzione. In un mondo segnato dalla tristezza, anzi dalle tristezze di varie nature, la proclamazione del messaggio del profeta Isaia è un vero invito a “sorridere”. A questo punto conviene citare papa Francesco con il tema della “gioia” che ritorna in tutti i suoi scritti. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che incontrano Gesù. Quelli che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo, la gioia nasce e rinasce sempre”, dice il Papa. Il Papa individua la tristezza come un rischio che corre questo mondo, una tristezza che viene dal cuore “tirchio”, "dalla ricerca dei piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”. (Cfr. Evangelii Gaudium 1).
Il tono della profezia di Isaia che apre questo avvento è gioioso e pieno di speranza. Il Signore, il giudice, farà regnare la pace, trasformando ogni avversità in intesa e concordia. A questo annuncio corrisponde un invito: salire sul monte del Signore per farsi insegnare le sue vie e camminare per i suoi sentieri, camminare nella sua luce. Giustizia, pace e luce, sono i concetti cardini del futuro gioioso che ci viene annunciato. Questo messaggio di Isaia è da mettere nel contesto della festa delle tende, che coinvolgeva tanta gente in ricordo delle capanne del Sinai. Il profeta vede in questo incontro di tanta gente una prefigurazione di un altro incontro futuro più importante. Sarà il giorno in cui tutta l’umanità avrà sentito la parola dell’amore di Dio. Salire sulla montagna significa prendere distanza, prendere altezza rispetto alle preoccupazioni della terra. La montagna è il luogo della presenza di Dio. È un invito a rimettere Dio al centro della nostra vita specialmente durante questo tempo di avvento.
Facendo il ponte tra la prima e la seconda lettura, il salmo responsoriale ribadisce l’invito alla gioia, questa volta nell’incontro con il Signore (che viene). Sarebbe da chiederci: cosa fare, come prepararci a questo incontro? In risposta ci sarebbe da dire: “Non ogni cosa è compatibile con la fede in Gesù”. San Paolo ci consiglia la vigilanza, di abbandonare le opere delle tenebre e di indossare le armi della luce per comportarsi onestamente, evitando ogni tipo di peccato.
È questa stessa vigilanza che ci chiede Matteo nel Vangelo. In modo concreto, dobbiamo vegliare nella preghiera, nella carità, nella fede. Il testo del Vangelo, con delle immagini come quella del diluvio o di due donne insiste per mostrarci la necessità e l’urgenza di metterci in cammino dietro a Gesù. C’è rischio, alla fine del nostro cammino, di renderci conto che abbiamo perso tempo con cose inutili, futili e effimere.
Questo messaggio che ci fa guardare al futuro con speranza potrebbe contrastare con la situazione che viviamo tutti i giorni. Non si passa un giorno che la televisione non riporti una catastrofe in un angolo della terra. Ci rendiamo conto che c’è ancora tanta strada da percorrere verso la pace, la giustizia e la luce, verso il bene, verso la misericordia, verso il dono…
Questi tre letture ci orientano verso il futuro. C’è davvero un futuro migliore per l’uomo, e Dio ne fa parte, anzi Dio è il segreto di questo futuro. È Lui il futuro. La liturgia non ci sottrae alla gioiosa preparazione della festa del natale nel suo aspetto festivo, ma ci ricorda la serietà della nostra vita quotidiana, una vita che deve essere vissuta con tanta consapevolezza del ritorno del Signore. La vera priorità è di preparaci tutti i giorni all’incontro con il Padre con una vita generosa e fedele, riempita di fiducia e d’amore.
Questo tempo di avvento ci aiuti ad entrare in una vera preparazione del Natale. Sicuramente prepararci al Natale significa pensare ai regali da fare, fare le decorazioni, preparare l’albero, il presepe, il menu per la cena della veglia e per il pranzo del giorno… Ma al di là di tutto questo, c’è da prepararci all’incontro con il Signore. L’avvento deve essere un momento di conversione e di accoglienza di Gesù che viene nella nostra vita. Preghiamo che Gesù trovi posto nel tuo cuore, nel mio cuore; che trovi posto a casa nostra. Non sarà Natale se un posticino per Gesù non ci sarà, lui il protagonista principale di questa festa. Sarebbe come festeggiare il compleanno di qualcuno non facendo entrare il festeggiato nella sala della festa.