di Padre Carlo Rossi, omv (Vicario episcopale per la Vita consacrata) - Domenica 2 Febbraio, quaranta giorni dopo la Solennità del Natale, la Chiesa ci invita a celebrare la Festa della Presentazione di Gesù al tempio.
Tale festività è conosciuta in Oriente come “Festa dell'incontro” e in Occidente “Candelora”. Quest'ultima denominazione è un esplicito riferimento al suggestivo rito che precede l'Eucaristia di questo giorno, cioè la benedizione delle candele. In effetti, però, nell'invito del celebrante, che precede la benedizione e la processione dei fedeli con la candela accesa tra le mani, troviamo entrambi i significati. Viene, infatti, ricordato che nel rito della Presentazione, compiuto da Maria e Giuseppe, si è realizzata la profezia di Malachia, che ascoltiamo nella I Lettura, cioè l'incontro del Signore con il Suo popolo, che l'attendeva nella fede. E, come i santi vegliardi Simeone ed Anna, guidati dallo Spirito Santo, vennero al tempio e, illuminati dallo stesso Spirito, riconobbero il Signore, così i fedeli con le candele accese tra le mani sono invitati ad entrare nella sala liturgica, per andare incontro al Cristo.
L'evangelista Luca, nel racconto della Presentazione, concentra la dinamica dell'incontro nella figura del vecchio Simeone. È un uomo anziano, ma ancora capace di sperare. “Aspettava la consolazione di Israele e lo Spirito Santo era su di lui”. Ed è proprio lo Spirito che lo porta a posare lo sguardo sul volto di quel bambino, a prenderlo fra le braccia e a benedire Dio che gli aveva concesso la grazia di contemplare la realizzazione della Salvezza, a lungo attesa, riconoscendo in quel bambino la Luce delle genti e la Gloria del Suo popolo.
In questa prima domenica di febbraio, inoltre, si celebra la Quarantaduesima Giornata Nazionale per la Vita. Tale coincidenza, quest'anno, con la Festa della Presentazione, appare, in certo modo, del tutto provvidenziale. Il bambino Gesù, stretto nell'abbraccio del vecchio Simeone, si presenta come l'icona più significativa per sottolineare l'intento di questa Giornata. In tale abbraccio, infatti, riconosciamo come la Vita è realmente un dono meraviglioso, da accogliere, custodire e proteggere dal suo inizio fino alla maturità piena dei giorni che Dio ci concede di vivere. E, con la pace e la serenità che scaturiscono da tale incontro, il Santo Vecchio pronuncia parole con cui si abbandona con fiducia ed umiltà nelle mani del suo Signore.
In questo stesso giorno, poi, siamo chiamati alla celebrazione di un altro evento importante, cioè la Ventiquattresima Giornata Mondiale della Vita Consacrata.
All'inizio del suo racconto, Luca fa riferimento al comando del Signore di consacrare a Lui ogni primogenito. Il bambino, ricevuto ed accolto da Maria con profonda disponibilità alla volontà di Dio, viene da lei e da Giuseppe offerto allo stesso Signore come dono “sacro a Lui”. È quasi una restituzione di quanto si riconosce di aver ricevuto per puro amore. E in ciò possiamo intravvedere l'essenza più profonda della missione della Chiesa nel mondo: accogliere ed offrire il Salvatore.
Ed è proprio questa la ragione che spinse nel 1997 il Santo Padre Giovanni Paolo II ad istituire la Giornata Mondiale della Vita Consacrata nel giorno della Presentazione di Gesù al tempio. Secondo le sue stesse parole, infatti, si desume che tale festività “costituisce così un'eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero e obbediente” (esortazione apostolica Vita consecrata, n. 1).
In quest'anno, per la prima volta, tutti i Consacrati e le Consacrate della Chiesa di Tivoli e Palestrina, il 1° febbraio, ai Primi Vespri della festività odierna, si ritroveranno presso il Santuario N. S. di Fatima in San Vittorino con il nostro Vescovo e con i Fedeli delle due Diocesi, unite nel medesimo Pastore, per ringraziare insieme il Signore per il grande dono della Vita Consacrata.
Oltre al motivo del ringraziamento e dell'espressione della stima per tale dono da parte dell'intero popolo di Dio, san Giovanni Paolo II, nel suo 1° messaggio in occasione di tale giornata, sottolineava un'ulteriore motivazione, riguardante gli stessi Consacrati: “Il terzo motivo riguarda direttamente le persone consacrate, invitate a celebrare congiuntamente e solennemente le meraviglie che il Signore ha operato in loro, per scoprire con più lucido sguardo di fede i raggi della divina bellezza diffusi dallo Spirito nel loro genere di vita e per prendere più viva consapevolezza della loro insostituibile missione nella Chiesa e nel mondo”.
C'è però un'ultima cosa da aggiungere. Certo la testimonianza delle persone consacrate è fondamentale; ma non bisogna dimenticare che tale testimonianza, come del resto quella di ciascun credente in Cristo, rimane una piccola luce, come quella della candela che stringiamo nelle nostre mani. E questa piccola luce, come la nostra stessa vita, non è esente da contraddizioni, da difficoltà e da sofferenze, come Simeone ricorda alla Santa Vergine: “Anche a te una spada trafiggerà l'anima” (Lc 2,35).
Concludiamo, pertanto, questa riflessione rivolgendo la nostra preghiera alla Madre del Signore, perché accompagni noi tutti ad avanzare nella nostra esistenza e nella peregrinazione della fede, per essere, come lei, veri discepoli del Figlio ed unirci a Lui anche nel momento della croce.
D'altronde, non c'è da temere. La Lettera agli Ebrei ci ricorda, infatti, che “proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, Egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (Eb 2,18).