Il Vangelo di Matteo di oggi ci offre l'insegnamento di Gesù sul più importante dei comandamenti: "Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutto il proprio essere". Gesù aggiunge che il secondo comandamento è simile: "Amare il prossimo come se stesso".
In realtà, il Signore conferma ciò che già aveva espresso l’Antico Testamento.
Matteo ci trasmette anche quattro controversie tra Gesù e i suoi avversari:
Alcuni studiosi contano cinque controversie perché vi includono quella con i Sommi Sacerdoti e gli Anziani sull'autorità di Gesù, che scacciò i trafficanti dal tempio.
La disputa sulle comandamento più importante era classica nell'ambiente giudaico. La casistica rabbinica aveva compilato una lista di ben 613 precetti della legge (riportati nella prima lettura), di cui 248 considerati gravi e tutti gli altri lievi. Era naturale che la coscienza religiosa si domandasse in tale selva di imposizioni quale fosse il comandamento veramente più importante. L'interrogativo aveva trovato una formula tecnica: "Qual è il primo comandamento?".
L'insegnamento profondo e di immensa attualità: non si può separare l'amore per Dio dall'amore per il prossimo, perché il Signore è compassionevole e ha cura di tutte le sue creature. Inoltre, prosegue la lettura della lettera ai Tessalonicesi, dove Paolo loda la fede di quella Chiesa nascente, dimostrando che la crescita spirituale si deve, in primo luogo, alla potenza dello spirito Santo. I Tessalonicesi sono tornati a Dio per servirlo, e vivono in attesa della venuta di Cristo, che Dio ha risuscitato dai morti (seconda lettura).
Gesù risponde citando il precetto dell'amore dato a Israele e il contenuto nello “Shemà Israel = ascolta Israele Dt 6,5: "Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente". È il comandamento di un amore che coinvolge la parte interiore dell'uomo (cuore… anima… mente).
L'uomo si domanda spesso: cosa è che dà unità alla mia vita? Tra tutti i diversi precetti che devo osservare, qual è il più importante? Cos'è che deve fondare la base delle certezze e del mio agire? Cos'è che resta immutabile, attraverso il continuo fluire del tempo e il mutare delle persone? Nel Vangelo di oggi troviamo la risposta, tratta dall'Antico Testamento e confermata da Cristo nel primo comandamento.
Il secondo comandamento tratto dal Levitico (19,18): "Amerai il prossimo tuo come te stesso", Gesù collega i due comandamenti mettendoli allo stesso piano, perché l'amore di Dio ha bisogno di una prova di autenticità e questa è l'amore del prossimo. Giovanni osserverà: "Se uno dice: io amo Dio, ma odio il fratello, è un bugiardo; perché chi non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede"? Noi abbiamo ricevuto da lui in questo precetto: "Chi ama Dio, ami anche il fratello" (Gv 4,20-21).
Dall'amore di Dio e dei fratelli dipendono tutti i precetti divini contenuti nella Scrittura (cf 5,17). Paolo dirà: "Pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13,10).
Bene, fratelli miei, interrogate voi stessi, osservate e vedete bene se avete un po' di carità, fate attenzione ad un tale tesoro, perché siate ricchi dentro. Certamente, le altre cose che hanno un grande valore, vengono definite "care": "Questa cosa è più cara di quella! Che vuol dire è più cara, se non che è più preziosa? Se si dice più cara, cos'è più prezioso? Cosa è più caro della carità stessa? Carissimi il valore della carità siete voi stessi. Hai la Sapienza che ti dice qualcosa perché non ti spaventi quando ti viene detto: "Dona se stesso".
Cosa rimane del tuo cuore, per amare te stesso? Cosa della tua anima è causa della tua mente? Con tutto, Egli dice: “Colui che ti ha fatto, esige tutto te stesso”. Però, non essere triste quasi non ti resti nulla di che rallegrarti in te stesso.
Nella nostra vita ci sono due amori, dai quali derivano tutti i desideri, e questi sono così diversi per qualità, in quanto si distinguono per cause. L'anima razionale, infatti, che non può essere priva d'amore, o ama Dio o ama il mondo. Nell'amore di Dio nulla è eccessivo; nell'amore del mondo, invece, tutto è dannoso.
La ragione più alta della dignità umana, ci dice il Concilio Vaticano II, consiste nella vocazione dell'uomo all'unione con Dio. L'uomo è invitato al dialogo con Dio. Egli esiste solo e semplicemente per l'amore di Dio che lo ha creato, ed è l'amore di Dio che lo conserva. Dobbiamo, dunque, amare Dio con tutto il cuore, perché Egli è buono, e immensa è la sua misericordia. Egli è il datore di beni, è colui che ci ha inseriti nell'esistenza per amore, e ci ha redenti per amore. Egli è colui che, di fronte al peccato del mondo e dell'uomo, non si pente della propria creazione, ma offre all'uomo un mezzo mirabile di redenzione nel figlio suo.
Sant'Agostino ha scritto un testo stupendo, che è di corollario al vangelo di oggi: "L'amore per Dio è il primo comandamento, ma l'amore per il prossimo è il primo come attuazione pratica. Colui che ti dà il comandamento dell'amore con questi due precetti, non si istruisce prima sull'amore per il prossimo, e poi all'amore per Dio, piuttosto il contrario. Ma poiché Dio ancora non lo vediamo, amando il prossimo tuo acquisti il merito di vederlo; amando il prossimo purifichi i tuoi occhi per vedere Dio, come afferma San Giovanni: Se non ami tuo fratello che vedi, come potrai amare Dio, che non vedi? (1Gv 4,20).
Quando infatti Egli dice: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza" (Mc 12,30), Egli vuole che mai ci sciogliamo dai vincoli del suo amore. E quando con questo precetto del prossimo congiunge strettamente alla carità, ci prescrive l'imitazione della sua bontà, affinché amiamo ciò che egli ama, e ci occupiamo di ciò di cui egli si occupa.
Nella lettera di Giovanni (4,10. 19) dove troviamo che: "l'amore dell'uomo verso Dio è risposta all'amore di Dio verso l'uomo", non noi amiamo Dio per primi, ma Dio per primo ama noi. È Dio che con il suo amore chiama e suscita l'amore dell'uomo. L'amore di Dio è amore di amicizia: Dio giustifica il peccatore, lo riconcilia a sé, lo ricostituisce nella pace, lo trasforma interiormente, lo rigenera, lo rende capace del rapporto di amicizia con Dio stesso: "Vi ho chiamato amici" dice Gesù (Gv 15,15). L'amore di Dio è un amore responsabile e filiale, perché Dio chiama l'uomo ad un rapporto nuziale, ad una relazione di figliolanza, perché la giustificazione è rigenerazione e rinascita nel figlio. L'amore di Dio è l'amore per quello che Dio è in sé perché lui è: l'amore, la bontà, la bellezza, la misericordia, l'infinito, il tutto, perché lui è Padre, Figlio e Spirito. Dio è il padre provvidente, il redentore, la grazia, l'aiuto, la vita, il premio per ogni uomo. Perciò è giusto, bello e salutare "amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze".
Allora preghiamo il Signore:
Carletti Diacono Giancarlo,
Santa Margherita e San Rocco, Olevano Romano