PER LA CELEBRAZIONE
• Prima della celebrazione liturgica della Passione sarà bene togliere per tempo ogni elemento di addobbo o di richiamo esteriore dal luogo dove si conserva il Santissimo, in modo che l’attenzione dei fedeli non venga distolta dalla celebrazione stessa.
• Dopo una parola di saluto e di presentazione della liturgia da parte di un animatore, la celebrazione inizia in silenzio, come previsto dal Messale.
• Dopo l’orazione iniziale (cf Messale, p. 145 o 146) si può rimanere seduti fino al momento della morte di Gesù nel racconto della Passione. A questo punto è bene invitare tutti a inginocchiarsi e rimanere un minuto in silenzio. Poi ci si alzerà in piedi per l’ultima parte del Vangelo. Per quanto riguarda la lettura della Passione, si veda ciò che abbiamo detto per la domenica delle Palme.
• L’omelia sia brevissima e introduca opportunamente al momento successivo della celebrazione: la grande preghiera di intercessione. Come Cristo ha dato la sua vita per tutti gli uomini, così noi cristiani dobbiamo sentirci solidali con tutta l’umanità e invochiamo la misericordia e la grazia di Dio sul mondo intero. Detta preghiera si può svolgere così:
a) il diacono o un animatore enuncia l’intenzione;
b) il sacerdote recita l’orazione corrispondente.
• Per l’ostensione della croce è preferibile la seconda forma indicata dal Messale (p. 152, n. 17). La formula: “Ecco il legno della Croce...” può essere cantata con una delle melodie proposte dal Messale stesso alle pp. 1089-1090
Secondo la raccomandazione della Congregazione per il Culto (Paschalis sollemnitatis, n. 69) bisogna dare spazio all’adorazione personale della croce da parte dei fedeli durante la celebrazione. Tale adorazione può essere fatta con una certa snellezza avvicinandosi alla Croce processionalmente, a due a due, e facendo genuflessione (senza baciare il Crocifisso). Intanto si eseguono uno o più canti appropriati
CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
In questo giorno e nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l’Eucaristia.
Nelle ore pomeridiane ha luogo la celebrazione della Passione del Signore. Commemoriamo insieme i due aspetti del mistero della croce: la sofferenza che prepara la gioia di Pasqua, l’umiliazione e la vergogna di Gesù da cui sorge la sua glorificazione. Oggi è già Pasqua: Cristo che muore sulla croce “passa” da questo mondo al Padre; dal suo costato sgorga per noi la vita divina; noi “passiamo” dalla morte del peccato alla vita in Dio.
La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.
Non vi è Antifona d’inizio; la solenne azione liturgica comincia con la preghiera silenziosa, in ginocchio, di tutta l’assemblea.
COLLETTA
Ricòrdati, Padre, della tua misericordia;
santifica e proteggi sempre questa tua famiglia,
per la quale Cristo, tuo Figlio,
inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Oppure:
O Dio,
che nella passione del Cristo nostro Signore
ci hai liberati dalla morte,
eredità dell’antico peccato
trasmessa a tutto il genere umano,
rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio;
e come abbiamo portato in noi,
per la nostra nascita,
l’immagine dell’uomo terreno,
così per l’azione del tuo Spirito,
fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRIMA LETTURA
Egli è stato trafitto per i nostri delitti (quarto canto del Servo del Signore).
Dal libro del profeta Isaia (Is 52,13–53,12)
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –
così si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annunzio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi,
non splendore per potercene compiacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (dal Sal 30)
in Sussidio Quaresima dell’Ufficio Liturgico nazionale:
https://liturgico.chiesacattolica.it/sussidio-quaresima-pasqua-2019/
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 30)
Rit. Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.
Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Sono l’obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini, l’orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono caduto in oblìo come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
Io confido in te, Signore;
dico: “Tu sei il mio Dio,
nelle tue mani sono i miei giorni”.
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori.
Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.
SECONDA LETTURA
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,14-16; 5,7-9)
Fratelli, poiché abbiamo un grande sommo sacerdote che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO
GLORIA E LODE A TE (G. Liberto) con versetti propri – CDP 285
oppure
ACCLAMAZIONE AL VANGELO NEL TEMPO DI QUARESIMA (C. Paniccià)
In: http://www.psallite.net/download.php?view.265
oppure
GLORIA E LODE A TE (Martorell) – RN 119
CANTO AL VANGELO (Cf Fil 2,8-9)
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte,
e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
VANGELO
Passione del Signore.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni (Gv 18,1–19,42)
- Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
- Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
- Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
- Il mio regno non è di questo mondo.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
- Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
- Lo crocifissero e con lui altri due.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
- Si sono divisi tra loro le mie vesti.
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
- Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
- E subito ne uscì sangue e acqua.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi.
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore
PREGHIERA UNIVERSALE
Questa antichissima preghiera esprime l’apertura universale della comunità. Il sacerdote formula l’intenzione della preghiera; tutti pregano in silenzio; il sacerdote conclude ogni volta con una orazione.
È permesso scegliere quelle orazioni che sono più adatte all’assemblea, rispettando la serie di intenzioni proposte per la preghiera universale e non riducendole troppo: in questo momento una preghiera prolungata ha un suo particolare significato e valore. Si può rimanere in ginocchio durante questa preghiera. Si potrebbe rispondere all’invito del cantore con un’invocazione cantata:
1. Per la santa Chiesa
Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa di Dio: il Signore le conceda unità e pace, la protegga su tutta la terra, e doni a noi, in una vita serena e tranquilla, di render gloria a Dio Padre onnipotente.
Dio onnipotente ed eterno, che hai rivelato in Cristo la tua gloria a tutte le genti, custodisci l’opera della tua misericordia, perché la tua Chiesa, diffusa su tutta la terra, perseveri con saldezza di fede nella confessione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen.
2. Per il Papa
Preghiamo il Signore per il nostro santo padre il papa N.: il Signore Dio nostro, che lo ha scelto nell’ordine episcopale, gli conceda vita e salute e lo conservi alla sua santa Chiesa, come guida e pastore del popolo santo di Dio.
Dio onnipotente ed eterno, sapienza che regge l’universo, ascolta la tua famiglia in preghiera, e custodisci con la tua bontà il papa che tu hai scelto per noi, perché il popolo cristiano, da te affidato alla sua guida pastorale, progredisca sempre nella fede. Per Cristo nostro Signore. Amen.
3. Per tutti gli ordini sacri e per tutti i fedeli
Preghiamo per il nostro vescovo N., per tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi, per tutti coloro che svolgono un ministero nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio.
Dio onnipotente ed eterno, che con il tuo Spirito guidi e santifichi tutto il corpo della Chiesa, accogli le preghiere che ti rivolgiamo, perché secondo il dono della tua grazia tutti i membri della comunità nel loro ordine e grado ti possano fedelmente servire. Per Cristo nostro Signore. Amen.
4. Per i catecumeni
Preghiamo per i [nostri] catecumeni: il Signore Dio nostro illumini i loro cuori e apra loro la porta della sua misericordia, perché mediante l’acqua del Battesimo ricevano il perdono di tutti i peccati e siano incorporati in Cristo Gesù, nostro Signore.
Dio onnipotente ed eterno, che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli, aumenta nei [nostri] catecumeni l’intelligenza della fede, perché, nati a vita nuova nel fonte battesimale, siano accolti fra i tuoi figli di adozione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
5. Per l’unità dei cristiani
Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo: il Signore Dio nostro conceda loro di vivere la verità che professano e li raduni e li custodisca nell’unica sua Chiesa.
Dio onnipotente ed eterno, che riunisci i dispersi e li custodisci nell’unità, guarda benigno al gregge del tuo Figlio, perché coloro che sono stati consacrati da un solo Battesimo formino una sola famiglia nel vincolo dell’amore e della vera fede. Per Cristo nostro Signore. Amen.
6. Per gli Ebrei
Preghiamo per gli Ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.
Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
7. Per i non cristiani
Preghiamo per coloro che non credono in Cristo, perché illuminati dallo Spirito Santo, possano entrare anch’essi nella via della salvezza.
Dio onnipotente ed eterno, fa’ che gli uomini che non conoscono il Cristo possano conoscere la verità camminando alla tua presenza in sincerità di cuore, e a noi tuoi fedeli concedi di entrare profondamente nel tuo mistero di salvezza e di viverlo con una carità sempre più grande tra noi, per dare al mondo una testimonianza credibile del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.
8. Per coloro che non credono in Dio
Preghiamo per coloro che non credono in Dio, perché, vivendo con bontà e rettitudine di cuore, giungano alla conoscenza del Dio vero.
Dio onnipotente ed eterno, tu hai messo nel cuore degli uomini una così profonda nostalgia di te, che solo quando ti trovano hanno pace: fa’ che, al di là di ogni ostacolo, tutti riconoscano i segni della tua bontà e, stimolati dalla testimonianza della nostra vita, abbiano la gioia di credere in te, unico vero Dio e padre di tutti gli uomini. Per Cristo nostro Signore. Amen.
9. Per i governanti
Preghiamo per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile, perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace.
Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze degli uomini e i diritti di ogni popolo: assisti con la tua sapienza coloro che ci governano, perché, con il tuo aiuto, promuovano su tutta la terra una pace duratura, il progresso sociale e la libertà religiosa. Per Cristo nostro Signore. Amen.
10. Per i tribolati
Preghiamo, fratelli carissimi, Dio Padre onnipotente, perché liberi il mondo da ogni disordine: allontani le malattie, scacci la fame, renda libertà ai prigionieri, giustizia agli oppressi, conceda sicurezza a chi viaggia, il ritorno ai lontani da casa, la salute agli ammalati, ai morenti la salvezza eterna.
Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti, sostegno dei tribolati, ascolta il grido dell’umanità sofferente, perché tutti si rallegrino di avere ricevuto nelle loro necessità il soccorso della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen.
ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE
Il rito della presentazione e dell’adorazione della Croce è come una risposta alla proclamazione della passione di Cristo. Considerando l’amore di Dio, manifestatosi in Gesù, possiamo comprendere i cosiddetti “improperi” (rimproveri) cantati in questo momento della liturgia: la proclamazione di quanto Dio ha fatto con tanto amore per il suo popolo, la risposta del popolo che è segnata dal rifiuto e dalla chiusura. La logica che sorregge questo momento liturgico è, ancora una volta, lo stupore dell’immenso amore di Dio per gli uomini.
Ad ogni sosta il sacerdote scopre la croce e canta:
OSTENSIONE DELLA SANTA CROCE
ECCO IL LEGNO DELLA CROCE (Messale Romano) – RN 128
oppure
ECCO IL LEGNO (M. Frsina)
Tutti s’inginocchiano in silenziosa adorazione.
Durante la processione dell’adorazione della Croce si cantano l’antifona, i “Lamenti del Signore” o altri canti adatti.
ADORAZIONE DELL SANTA CROCE
VEXILLA REGIS (gregoriano) – RN 144
oppure
O POPOLO MIO (P. Comi)
oppure
O MIO POPOLO (Vitone)
oppure
Ti SALUTO O CROCE SANTA (P. Damilano) – RN 138
oppure
VENITE ADORIAMO (L. Picchi) – RN 140
oppure
POPOLO MIO (M. Frisina) – in Cristo è nostra Pasqua, Paoline 2004
oppure
ADORAMUS TE CHRISTE (Taizè)
oppure
CRUCEM TUAM (Taizè)
oppure
O CROCE FEDELE (Frisina) in Cristo è nostra Pasqua, Paoline 2004
COMUNIONE DELL’ASSEMBLEA
Oggi non ci sono offerte da presentare al Padre; non viene rinnovato sull’altare il sacrificio della croce, ma si fa la comunione con il pane eucaristico consacrato il giorno precedente.
Ci comunichiamo con Gesù nostro Agnello. Egli si è sacrificato volontariamente per liberarci dal peccato; in questo convito pasquale ci dà la forza per passare dalla morte del peccato alla gioia della risurrezione.
L’assemblea con il sacerdote recita il “Padre nostro”. Il sacerdote prosegue con il “Liberaci, o Signore” e una preghiera personale di preparazione.
Quindi tutta l’assemblea dice: “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa...”.
Durante la processione di comunione si può eseguire un canto.
Terminata la comunione e fatta una breve pausa di silenzio, il sacerdote dice l’orazione conclusiva di tutta la celebrazione e congeda i fedeli con una preghiera di benedizione.
COMUNIONE
ANIMA CHRISTI (M. Frisina) – in Cristo è nostra Pasqua, Paoline 2004
oppure
TU NELLA NOTTE TRISTE (H. Isaac) – RN 139
oppure
AMORE ABBANDONATO (T. Henderson) – in Mistero pasquale (Gen Verde), Città Nuova
oppure
ANIMA CHRISTI (A Parisi)
in Psallite: http://www.psallite.net/download.php?view.459
oppure
IL TUO CORPO, IL TUO SANGUE (L. Leone – S. Martinez)
DOPO LA COMUNIONE
Dio onnipotente ed eterno, che hai rinnovato il mondo
con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo,
conserva in noi l’opera della tua misericordia,
perché la partecipazione a questo grande mistero
ci consacri per sempre al tuo servizio.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
ORAZIONE SUL POPOLO
Scenda, o Padre, la tua benedizione su questo popolo,
che ha commemorato la morte del tuo Figlio
nella speranza di risorgere con lui;
venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede,
si rafforzi la certezza nella redenzione eterna.
Amen.
L’assemblea si scioglie in silenzio.
PER COMPRENDERE LA PAROLA
PRIMA LETTURA
Noi siamo sempre portati a una lettura immediatamente cristiana di questo passo del quarto canto del Servo. Per comprenderne meglio il senso, invece, è necessario mettersi nella prospettiva dell’uomo dell’Antico Testamento che l’ha scritto.
A prima vista, sembra un ritratto composito di tutti i servi di Dio, i profeti che sono stati perseguitati. In particolare di Geremia. In ogni caso si tratta della presentazione d’un uomo perseguitato perché rimane fedele al Signore; gli viene assicurato che le sue sofferenze entrano nel piano di Dio.
– 52,13-15: La sicurezza della vittoria gli viene comunicata già dall’inizio da Dio stesso. Colui che è stato umiliato fino al punto da non sembrare neppur più un uomo, sarà innalzato: il ritorno completo della prima situazione determinerà la meraviglia di tutti.
– 53,1-6: Il servo, abbandonato nella sua sofferenza, incuriosisce la moltitudine. Certamente non ha niente di attraente, anzi ispira piuttosto disprezzo: “È cresciuto come una radice in terra arida...”. Si è ben lontani dal Paradiso con il suolo irrigato e fertile (Gn 2,8-15). Questo servo è un uomo tutto solo, e tuttavia coloro che lo vedono si sentono coinvolti nel suo dolore: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze” (v. 4). Egli attua ciò che constatiamo frequentemente nella storia della salvezza: come tutti gli uomini che ricevono una missione particolare nel popolo di Dio, come Abramo, Mosè, e molti profeti, ciò che egli vive, lo vive per gli altri. La sofferenza del servo rientra così nel piano di Dio: egli porta su di sé il peccato della moltitudine per liberarla.
– 53,7-10: L’obbedienza silenziosa del servo attira l’attenzione del profeta: egli lo vede “come agnello condotto al macello” (v. 7). Tutti l’hanno abbandonato, egli conosce l’umiliazione profonda di essere arrestato per venir condannato ed eliminato; viene persino sepolto con coloro che hanno commesso ingiustizia, sebbene sia rimasto giusto.
– 53,11-12: Nel massimo della sua sofferenza solitaria, il servo riceve dal Signore una nuova certezza: uscirà da quella notte profonda di tenebre, “vedrà la luce” (v. 11). Salvato, sarà il Salvatore delle moltitudini.
Questo testo sta alla base della prima predicazione dopo la Risurrezione. Pensiamo alle parole di Gesù nell’episodio di Emmaus: “Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26). E anche Pietro, in uno dei suoi primi discorsi, allude direttamente a questo testo (At 3,13). È insieme una profezia realistica della Passione e un annuncio della Risurrezione: la celebrazione del Venerdì Santo non può fin dall’inizio aver l’apparenza d’un ufficio funebre. Questa lettura mette chiaramente i credenti al cospetto di Gesù Salvatore che porta tutto solo il peccato del mondo per liberarcene: egli dà la sua vita per la moltitudine.
SALMO
È uno dei salmi nei quali l’uomo sofferente esprime il suo totale abbandono a Dio.
Il v. 6 è messo sulla bocca di Cristo morente sulla croce (Lc 23,46). Questo atto di abbandono dice la fiduciosa speranza di colui che è abbandonato da tutti i suoi: il Signore non può abbandonarlo, anzi gli dà la sicurezza della salvezza finale.
SECONDA LETTURA
L’autore paragona il sacerdozio di Cristo col sacerdozio rituale dei sacrificatori dell’Antico Testamento. Sottolinea la superiorità del sacerdozio di Cristo.
– Il sacerdote deve capire e compatire. Le prove di Gesù sofferente sono la garanzia che egli saprà compatire le nostre infermità.
– Il sacerdote dev’essere gradito a Dio. L’obbedienza di Gesù nella prova ci garantisce che la sua preghiera di uomo unito alla nostra sofferenza sarà esaudita.
VANGELO
Nel Vangelo di Giovanni, la Passione di Gesù occupa un posto notevole: 7 capitoli su 21, dal 13 al 19. In Giovanni, come negli altri sinottici, il racconto comincia la sera del Giovedì Santo, con la lavanda dei piedi; prosegue col discorso durante la Cena. È un procedimento abituale nel IV Vangelo: raccontare pochi fatti, ma svilupparli e commentarli con discorsi che li interpretino teologicamente. Nelle celebrazioni del Venerdì Santo leggiamo soltanto i capp. 18-19.
In questo racconto, la cosa più importante non è lo svolgimento dei fatti; essi infatti si limitano a illustrare dei temi che bisogna saper cogliere. D’altra parte, un ruolo significativo lo svolgono i personaggi che partecipano al dramma: essi respingono o abbandonano Gesù; solo pochi si aprono alla fede.
I temi
– Gesù rimane libero di fronte agli avvenimenti. Fin dall’inizio, “conoscendo tutto quello che gli doveva accadere” (18,4), si lascia arrestare. Al cospetto del sommo sacerdote, durante l’interrogatorio rimane padrone di se stesso. La stessa dignità dimostra durante il colloquio con Pilato. In ogni occasione, però, Gesù non manifesta una rassegnazione passiva, ma appare chiaramente come il Figlio di Dio, venuto a compiere tutte le Scritture (19,28-30) nell’obbedienza totale al Padre. Del resto, fin dalla sera del Giovedì Santo sapeva che “era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre” (Gv 13,1).
– Gesù durante la Passione si presenta come Re. Rispondendo alle domande di Pilato (18,33-38), dichiara espressamente di essere Re; in quell’occasione accetta il titolo che aveva prima rifiutato (6,15). Più ancora che nei sinottici, il lungo interrogatorio di Pilato gira attorno a questa affermazione di Gesù. E il governatore romano è sconcertato sia dalle dichiarazioni dell’accusato: il suo regno non è di questo mondo (18,37), sia dalle violente reazioni dei Giudei, che vogliono la morte di Gesù (18,19-31), preferendogli Barabba (vv. 38-40). È inutile cercare di smuoverli (19,5.14): ad ogni costo vogliono ottenere che Gesù sia condannato alla croce perché lo rifiutano come re (19,15-16). Sulla croce infatti sarà chiaramente indicato il motivo della condanna (vv. 19-22). In realtà, Gesù conquista la sua regalità portando sino alla fine, fino alla morte, la sua lotta contro il mondo. A Pasqua ne uscirà vincitore, Re dell’universo.
– Gesù, Salvatore del mondo, fonda la Chiesa che nasce sulla croce, quando dal suo costato trafitto sgorgano acqua e sangue (19,31-37). La maggior parte di coloro che sono stati scelti per essere il fondamento della Chiesa non sono presenti, ma essa appare già nel piccolo gruppo attorno a Maria e Giovanni, primi credenti nati ai piedi della croce.
I personaggi
Sono gli stessi che compaiono in tutto il Vangelo, ma ciò che vivono in queste ore durante la passione è per loro decisivo.
– Gli apostoli. Sono rappresentati soprattutto da Pietro. La maggior parte, dopo una prima violenta reazione di resistenza (18,10-11), si danno alla fuga; Pietro rinnega subito (18,15-18.25-27), nessuna allusione al suo pentimento. Giovanni ritorna, è vicino a Maria ai piedi della croce. La fede si ridesterà in lui prima che in Pietro (cf 20,6-8).
– Giuda. “Colui che doveva tradire”: Giovanni non perde occasione per indicarlo così nel Vangelo. La sera del Giovedì Santo, “Satana entrò in lui” (13,21-30). Lo si vede avanzare per tradire, alla testa del gruppo che viene ad arrestare Gesù (18,33). Dopo l’arresto, Giovanni non ne parla più...
– I Giudei. Fin dall’inizio del Vangelo essi hanno ingaggiato la lotta contro Gesù (cf 5,18). Spesso cercano di sopprimerlo e già prima di arrestarlo ne hanno deciso la morte (11,13). Hanno deciso di rifiutarlo definitivamente facendolo morire. Fanno eccezione alcuni di loro, che sono costretti a rimanere nell’ombra e che riappaiono dopo la morte di Gesù per seppellire il corpo: Giuseppe e Nicodemo (19,38-42).
– I “giudici”. Caifa ha consigliato la morte (11,49-50). Ben presto Gesù compare davanti a lui e davanti ad Anna (18,12-14.19-24). La loro autorità è limitata. Pilato, nonostante alcuni tentativi per salvare Gesù, è debole: finisce col cedere alle pressioni della folla. La morte era chiaramente decisa, e Gesù doveva morire “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (11,52).