PER LA CELEBRAZIONE
• Nella scelta delle parti eucologiche ricordiamo la colletta alternativa a p. 967 del Messale. Si ponga attenzione al modo di proclamare le letture odierne (in particolare la 2a e il Vangelo): sono testi molto impegnativi, da leggere con calma, concentrazione e chiarezza.
• Per quel che riguarda la scelta degli altri testi di preghiera si tenga presente il formulario per la preghiera dei fedeli proposto a p. 20 dell’Orazionale CEI (anche se alcune intenzioni andrebbero riformulate in modo meno astratto). Come prefazio si può suggerire il II o il III tra quelli di Natale. Al termine si può sfruttare la benedizione solenne del tempo di Natale (Messale, p. 429).
Ingresso
E’ NATO UN BIMBO IN BETLEHEM (Melodia tradizionale, sec. XIV - RN 67)
oppure
A BETLEMME DI GIUDEA – RN 65
oppure
VENITE, FEDELI (G.Stefani-J.F.Wade; RN 769)
oppure
UN BIMBO E’ NATO OGGI PER NOI (melodia tradizionale del 1604 – t. it. Ed elam./arm. di M. Deflorian) in RD pag. 89
oppure:
ANTIFONA D’INIZIO
Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,
mentre la notte giungeva a metà del suo corso,
il tuo Verbo onnipotente, o Signore,
è sceso dal cielo, dal trono regale. (Sap 18,14-15)
Atto penitenziale
KYRIE ELEISON (J. Berthier) – RN 2
oppure
KYRIE – cum jubilo (G. Durighello)
http://www.gianmartinodurighello.it/messa-di-natale/
oppure
SIGNORE, FIGLIO DI DIO (M. Frisina in Aa. Vv., Natale- 1 Gennaio – Epifania, Ed. Paoline 1996)
Gloria
GLORIA – cum jubilo (G. Durighello):
http://www.gianmartinodurighello.it/messa-di-natale/
oppure
GLORIA (J. Berthier) – CdP 222
oppure
GLORIA IN EXCELSIS DEO (J. P. Leçot) – RN 8
oppure
GLORIA IN EXCELSIS DEO (gregoriano) – RN 7
COLLETTA
O Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti,
riempi della tua gloria il mondo intero,
e rivèlati a tutti i popoli nello splendore della tua verità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Oppure:
Padre di eterna gloria,
che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati
prima della creazione del mondo
e in lui, sapienza incarnata,
sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda,
illuminaci con il tuo Spirito,
perché accogliendo il mistero del tuo amore,
pregustiamo la gioia che ci attende,
come figli ed eredi del regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRIMA LETTURA
La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
Dal libro del Siràcide (Sir 24,1-4.8-12)
La sapienza loda se stessa,
si esalta in mezzo al suo popolo.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
si glorifica davanti alla sua potenza:
“Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo
e ho ricoperto come nube la terra.
Ho posto la mia dimora lassù,
il mio trono era su una colonna di nubi.
Il creatore dell’universo mi diede un ordine,
il mio creatore mi fece piantare la tenda
e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi in eredità Israele.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò;
per tutta l’eternità non verrò meno.
Ho officiato nella tenda santa davanti a lui,
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città amata mi ha fatto abitare;
in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore, sua eredità”.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
- Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi
in Sussidio di Avvento e Natale CEI:
https://liturgico.chiesacattolica.it/sussidio-avvento-2019/
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 147)
Rit. Il Verbo si è fatto carne
e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
(oppure: Alleluia, alleluia, alleluia).
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda, Sion, il tuo Dio.
Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
SECONDA LETTURA
Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (Ef 1,3-6.15-18)
Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto.
Perciò io, Paolo, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie a voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.
Parola di Dio.
Canto al Vangelo
ALLELUIA, CANTATE AL SIGNORE (O’Carroll – RN 12)
oppure
ALLELUIA (Vivona)
oppure
ALLELUIA (A. Fant) – CdP 243
oppure
ALLELUIA (H. Spitta) – CdP 242
CANTO AL VANGELO (Cf 1 Tm 3,16)
Alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia.
VANGELO*
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
* Tra parentesi [ ] la forma breve.
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta].
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne, né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli rende testimonianza e grida:
“Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Parola del Signore.
Presentazione dei doni
TU SEI L’OFFERTA (C. Recalcati in Celebriamo il Natale, Ed. Paoline 1983)
oppure
BETLEMME, CASA DEL PANE (D. Machetta in Grideranno le pietre, Elledici 2007)
ORAZIONE SULLE OFFERTE
Santifica, o Padre, questi doni
con la grazia del Natale del tuo unico Figlio,
che a tutti i credenti indica la via della verità
e promette la vita eterna.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Prefazio di Natale.
Santo
SANTO – in dulci jubilo (G. Durighello):
http://www.gianmartinodurighello.it/messa-di-natale/
Anamnesi
ANNUNCIAMO LA TUA MORTE, SIGNORE (G.M.Rossi; CdP 328)
Frazione del Pane
DONA NOBIS PACEM 3 (Berthier) in Canti di Taizé, Elledici 2000
oppure
AGNELLO DI DIO (A. Parisi) in Cristo, ieri oggi e sempre, Ed. Paoline 1996
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
A tutti quelli che lo hanno accolto
il Verbo incarnato
ha dato il potere di diventare figli di Dio. (Gv 1,12)
Comunione
VERBUM CARO FACTUM EST (V. Miserachs – RN 75)
oppure
IN NOTTE PLACIDA (F. Couperin) – RD pag.82
oppure
DIO S’E’ FATTO COME NOI – CDP 470
oppure
ASTRO DEL CIEL (F. X. Gruber) – RD pag. 79
oppure
NELLA NOTTE SBOCCIO’ (tradizionale inglese)
DOPO LA COMUNIONE
Questo sacramento agisca in noi, Signore Dio nostro,
ci purifichi dal male
e compia le nostre aspirazioni di giustizia e di pace.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
PER COMPRENDERE LA PAROLA
PRIMA LETTURA
La Sapienza divina presenta se stessa e la propria missione: creata prima di tutti i tempi, è mandata a stabilirsi in mezzo al popolo di Dio, dove attua e ispira il vero culto all’Altissimo.
• Il capitolo del Siracide da cui è tratta la lettura di oggi, segna il punto culmine del libro. In esso è presentata la Sapienza divina personificata, che parla della propria missione.
• La Sapienza prende la parola «in mezzo al suo popolo» (v. 1), cioè il popolo di Dio, Israele;
– richiamandosi alla propria origine, sottolinea il rapporto di particolare intimità che la unisce a Iahvè e che denota la sua natura divina (v. 9);
– infine manifesta le caratteristiche della sua missione: per esplicito mandato divino stabilisce la sua tenda in Sion, per rendere culto all’Altissimo (v. 10); e in Gerusalemme esercita il suo potere (v. 11) come educatrice e santificatrice del popolo eletto, porzione del Signore (v. 12), per indirizzare gli uomini a Dio e al suo servizio (cf Sir 4,12-15).
In questo come in altri testi dell’Antico Testamento, la Sapienza divina personificata non è ancora la persona del Logos divino; tuttavia già se ne intravede la figura. In Gesù Cristo si attuerà pienamente la presenza della Sapienza di Dio in mezzo agli uomini.
L’identificazione Cristo-Sapienza di Dio risulta ancora più convincente se si confrontano il testo del Siracide e il Vangelo giovanneo che fanno parte della liturgia odierna:
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò (Sir 24,9).
In principio era il Verbo (Gv. 1,1a).
Ho officiato nella tenda santa davanti a lui (v. 10)
e il Verbo era presso Dio (v. 1b).
Il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele (v. 8bc).
(Il Verbo) venne fra la sua gente... si fece carne e venne ad abitare (= piantò la sua tenda) in mezzo a noi (vv. 11a.14a).
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità (v. 12).
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio (v. 12).
• È Giovanni a darci il termine di congiunzione, che permette di identificare la Sapienza (Logos) con la seconda persona divina: «Il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. / Egli era in principio presso Dio» (Gv 1,1-2).
SALMO
Il salmo si apre con un invito rivolto a Gerusalemme perché lodi il Signore. Motivi di questa lode sono:
– le benedizioni elargite ai figli della città santa, assicurando loro la pace e nutrendoli «con fior di frumento» (vv. 13-14);
– l’invio della sua parola (v. 15) che non solo regola i fenomeni naturali a beneficio dell’uomo (vv. 16-17), ma soprattutto rivela all’uomo i sapienti disegni di Dio (vv. 19-20).
Anche noi, figli della nuova Gerusalemme per aver accolto con fede l’annuncio del Vangelo, ringraziamo Dio per il dono della sua parola e della sua sapienza in Gesù Cristo: in lui si è realizzata l’universalità della salvezza, voluta dal Padre per tutti gli uomini.
SECONDA LETTURA
S. Paolo riassume tutta l’opera di salvezza compiuta dal Padre: per mezzo di Gesù Cristo ha predestinato tutti gli uomini a diventare suoi figli adottivi, per il trionfo della sua gloria.
• Egli riprende il tema del piano divino di salvezza e dell’inserimento dei pagani nell’unico corpo della Chiesa, di cui Cristo è il capo. Questo tema centrale lo troviamo già sintetizzato nella dossologia iniziale della quale i vv. 3-6 rientrano nella lettura odierna.
In essi, sono messi in particolare rilievo due elementi:
– per un puro atto di amore e di benevolenza Dio ci ha prescelti e predestinati ad essere suoi figli adottivi in Gesù Cristo (v. 5); cioè per opera della sua potenza divina di salvezza e in forza della nostra unione a lui, capo di tutta la Chiesa;
– la finalità ultima dell’opera di Dio, realizzata per mezzo di Gesù Cristo nella Chiesa, è la stessa gloria di Dio (v. 6).
Appunto la gloria del Padre, già realizzata per la mediazione di Cristo, imprime un nuovo significato a tutta la vita dei cristiani, la quale viene trasportata in un’altra sfera («nei cieli»), quella delle realtà soprannaturali (v. 3). In forza di quest’ordine la Chiesa sulla terra partecipa già, in certo senso e quasi per anticipazione, alla vita della Chiesa celeste.
• Nei vv. 15-18, l’azione di grazie dell’apostolo ha come oggetto una descrizione di quello che dev’essere la vita cristiana innalzata «nei cieli»:
– è una vita caratterizzata dalla fede vissuta in carità (v. 15); la fede riconosce che tutto è dono di Dio e deve ritornare a lui; sia direttamente a lode della sua gloria (v. 14); sia attraverso i fratelli riconosciuti come santi, cioè cristiani, chiamati anch’essi – in Gesù Cristo – ad essere figli adottivi del medesimo Padre e oggetto del suo amore;
– è una vita di sapienza e conoscenza divina, resa possibile grazie all’azione interiore e illuminatrice dello Spirito (vv. 17-18); questa illuminazione del cuore permette ai credenti di riconoscere, in regime di fede e di speranza, la grandezza straordinaria dell’opera che Dio già ora realizza e che essi contemplano apertamente nella gloria futura.
VANGELO
Aprendo i vangeli, constatiamo che ogni evangelista inizia il proprio racconto con una «introduzione»: in essa ci vengono indicati il metodo e l’intenzione del narratore. Giovanni si distacca da questa prospettiva. Con uno stupendo inno cristologico, ci introduce alla storia di Gesù e – contemporaneamente – ne anticipa il senso profondo. La prospettiva del testo può essere così espressa: il Prologo non dice tutto ma apre su tutto. In esso noi troviamo la narrazione evangelica; tuttavia, solo la lettura dell’intera narrazione ci permetterà di comprendere la profondità e la portata di queste anticipazioni.
L’evangelista, alla luce dell’esperienza pasquale e delle riflessioni delle prime comunità cristiane, rilegge tutta la storia della salvezza alla luce di Gesù.
Per leggere il testo
La struttura del testo appare complessa. Possiamo suddividerlo in tre quadri. In essi l’evangelista evidenzia: ciò che Gesù è da sempre (vv. 1-5); l’esperienza di quanti hanno incontrato Gesù (vv. 6-15); l’esperienza della comunità dei credenti (vv. 16-18).
Giovanni, nel primo quadro prende come una «rincorsa»: ci rinvia alle origini, all’inizio di cui parlano le prime pagine di Genesi. Dio, con la sua Parola, crea il mondo. Sceglie un popolo con il quale fare alleanza a vantaggio di tutta l’umanità.
La Parola esiste da sempre, ma non per se stessa: Essa è rivolta verso Dio e verso gli uomini, di cui è la vita e la luce. Essa è Dio.
«Tutto fu fatto mediante essa»: l’espressione è vaga, ma apre a più prospettive. La Parola è attiva nel cuore degli uomini quando cercano di vivere in verità e di incontrare Dio. Essa, cioè, gioca un ruolo fondamentale nella creazione e nella storia della salvezza. Ma questa presentazione è, fin dall’inizio, realista: tra la luce e le tenebre c’è conflitto. L’ottica di fondo, però, è ottimista poiché è avanzata la certezza che le tenebre non possono racchiudere la luce.
La testimonianza
Per continuare la presentazione della Parola, l’evangelista si richiama ora all’esperienza di quanti hanno vissuto con Gesù, la Parola fatta carne. Tutto il secondo quadro (vv. 6-15) è costruito su contrapposizioni:
• La luce vera e il Battista che non è che un testimone di questa luce. Più volte l’evangelista richiama la differenza tra Gesù e il Battista (1,19-28; 1,29-34; 3,22-30). Quando il Vangelo di Giovanni viene scritto non tutti i discepoli del Battista sono diventati cristiani. La corrente dei discepoli del Battista continua a fare «concorrenza» alle comunità cristiane. Ecco, allora, che l’evangelista, pur parlando del ruolo essenziale del Battista, lo definisce in dipendenza dal ruolo di Gesù.
• Quanti accolgono la Parola e credono e quanti non la riconoscono e rifiutano di accoglierla. Tutto il Vangelo di Giovanni può essere letto come un grande processo: lentamente i diversi personaggi prendono posizione a favore o contro Gesù. Ma niente è deciso in anticipo. Anche per quanti iniziano con l’accoglierlo. Certo, a questi è dato di diventare figli di Dio; tuttavia, questo dono è da mettere in pratica. Giovanni è attento al cammino della fede: per questo non perde occasione per dire che è necessario assimilare ciò che ci viene dato come dono, che occorre diventare ciò a cui siamo chiamati.
• Quanti sono nati dagli uomini e Colui che è nato da Dio. Se tutti sono chiamati a diventare figli di Dio, uno solo è Figlio Unico. E, proprio per questo, il Figlio può rendere partecipi della sua condizione tutti gli altri. Gesù non fa che dire e donare ciò che egli è e vive.
Queste opposizioni contribuiscono a mettere maggiormente in risalto un avvenimento inatteso e sorprendente: Dio, l’invisibile, Colui che è totalmente altro da noi, «si è fatto carne». Egli diviene una realtà visibile, storica, tangibile, fragile e debole a tal punto che non può imporsi a quanti lo rifiutano; non solo: egli stesso si espone al rischio della smentita e della morte. Ebbene, questo Dio «pianta la sua tenda» tra gli uomini. Questo verbo («piantare la tenda», spesso tradotto con «dimorò tra noi») richiama la presenza di Dio in mezzo al suo popolo durante il cammino nel deserto e, poi, nel Tempio. Un Dio che «si fa carne» e si incammina sulle strade degli uomini è un Dio che crea sconcerto.
La vita della comunità
Per terminare la presentazione della Parola, Giovanni parte ora dall’esperienza della comunità dei credenti e di tutto ciò che produce l’accoglienza della Parola. Siamo così al terzo quadro (vv. 16-18). Giovanni oppone Gesù a Mosè. La Legge data a Mosè era una luce formidabile sulla strada degli uomini. Ma con Gesù viene ora donata «la grazia e la verità». L’espressione «verità» rimanda, nella Bibbia, non solo a ciò che è vero; richiama, innanzitutto, ciò che è solido, ciò su cui si può fare affidamento. Ecco perché «essere nella verità» significa collocarsi in un legame solido con Dio e ad esso affidarsi. Da una parte abbiamo la responsabilità dell’uomo; dall’altra, Dio che è all’origine di questo dono.
• «Dio nessuno l’ha mai visto». È vero. Ma la realtà sorprendente e sconcertante sta proprio nel fatto che in Gesù, il Crocifisso, Dio si rivela pienamente e definitivamente. Per approfondire questa prospettiva vale la pena di leggere la conclusione della prima parte del Vangelo di Giovanni (12,44-50) e della seconda (20,30-31): vi ritroviamo gli stessi accenti. Si potrebbe anche leggere l’inizio della prima lettera di Giovanni (1 Gv 1,2-5).