PER LA CELEBRAZIONE
- La liturgia di questa domenica è tutta incentrata sulla grande pagina di Giovanni 4: l’incontro di Gesù con la Samaritana. Problema: testo completo o forma breve? Di per sé sarebbe preferibile leggere il testo completo: qualunque taglio a questa pagina di Giovanni fa perdere qualcosa della sua ricchezza... Ma allora diventa ancor più necessario che la lettura sia fatta bene, in modo da «tenere» l’attenzione dell’assemblea. Eventualmente si può anche pensare a un’abbreviazione di tipo diverso da quella prevista dal lezionario: per esempio, leggendo integralmente la prima parte del testo lungo, fino a: «Le disse Gesù: Sono io che ti parlo». La scelta andrà fatta, comunque, tenendo conto dell’impostazione che si intende dare all’omelia e in rapporto alla fisionomia delle singole assemblee.
- Come colletta è consigliabile quella alternativa per l’anno A (Messale, p. 970). Un’ottima orazione conclusiva per la preghiera dei fedeli si trova a p. 33 dell’Orazionale CEI (formulario per il tempo di Quaresima, VII). Il prefazio è proprio del giorno (Messale, p. 89). Alla fine si può utilizzare l’orazione sul popolo n. 6 (p. 447).
ANTIFONA D’INIZIO
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,
perché libera dal laccio i miei piedi.
Volgiti a me e abbi misericordia, Signore,
perché sono povero e solo. (Sal 24,15-16)
Oppure:
“Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore. (Ez 36,23-26)
COLLETTA
Dio misericordioso, fonte di ogni bene,
tu ci hai proposto a rimedio del peccato
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna;
guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria
e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe,
ci sollevi la tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Oppure:
O Dio, sorgente della vita,
tu offri all’umanità riarsa dalla sete
l’acqua viva della grazia
che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore;
concedi al tuo popolo il dono dello Spirito,
perché sappia professare con forza la sua fede,
e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRIMA LETTURA
Dacci acqua da bere.
Dal libro dell’Esodo (Es 17,3-7)
In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: “Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”.
Allora Mosè invocò l’aiuto del Signore, dicendo: “Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!”.
Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”.
Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele. Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 94)
Rit. Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Ascoltate oggi la sua voce: “Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova, pur avendo visto le mie opere”.
SECONDA LETTURA
L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-2.5-8)
Fratelli, giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Cf Gv 4,42.15)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo:
dammi dell’acqua viva, perché non abbia più sete.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
* Tra parentesi [ ] la forma breve.
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 4,5-42)
[In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”.
Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”.] Le disse: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.
Gli replicò la donna: “Signore, [vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”.]
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri?”, o: “Perché parli con lei?”. [La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”.] Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. Ma egli rispose: “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”. Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”.
[Molti Samaritani di quella città credettero in lui] per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. [E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.]
Parola del Signore.
ORAZIONE SULLE OFFERTE
Per questo sacrificio di riconciliazione
perdona, o Padre, i nostri debiti,
e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
PREFAZIO
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.
In alto i nostri cuori.
Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
È cosa buona e giusta.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli chiese alla Samaritana l’acqua da bere,
per farle il grande dono della fede,
e di questa fede ebbe sete così ardente
da accendere in lei la fiamma del suo amore.
E noi ti lodiamo e ti rendiamo grazie
e, uniti agli angeli, celebriamo la tua gloria:
Santo, Santo, Santo il Signore...
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Chi beve dell’acqua che io gli darò”,
dice il Signore, “avrà in sé una sorgente
che zampilla fino alla vita eterna”. (Gv 4,13-14)
Oppure:
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi. (Sal 83,4-5)
DOPO LA COMUNIONE
O Dio, che ci nutri in questa vita
con il pane del cielo, pegno della tua gloria,
fa’ che manifestiamo nelle nostre opere
la realtà presente nel sacramento che celebriamo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
PER COMPRENDERE LA PAROLA
PRIMA LETTURA
È, nell’Esodo, il racconto «della prova e della sfida» in cui Dio manifestò la sua presenza facendo scaturire, per mezzo di Mosè, l’acqua dalla roccia. Durante i quarant’anni del suo cammino nel deserto il popolo di Israele ha conosciuto molte prove; qui si ricorda quella della sete.
Mosè ne fa le spese; dimenticata la gioia per la liberazione dalla schiavitù, il popolo lo rimprovera di averlo condotto a morire nel deserto. Mosè è spesso oggetto della collera e delle minacce del popolo, che è lontano dal condividere la fiducia in Dio del suo capo. L’alleanza del Sinai non è ancora stata suggellata.
Mosè fa ricorso al Signore e il Signore risponde: battendo sulla roccia con il bastone che era servito a dividere le acque del Nilo (richiamo discreto ai prodigi che avevano autenticato la vocazione di Mosè), ne sgorga l’acqua.
Al di là di Mosè è Dio ad essere preso di mira dalla collera e dal dubbio del popolo. «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?». È la domanda tipica della «sfida». «Sì o no?», un insolente ultimatum. È il rifiuto di avere fiducia in Dio: la negazione dell’alleanza!
Ora Dio risponde: «Io starò davanti a te».
L’episodio è diventato particolarmente famoso in Israele. Nel Pentateuco e in alcuni salmi (94; 105) è soprattutto il simbolo dell’indurimento del cuore di Israele, che irritò Iahvè e costò a Mosè e ad Aronne la morte al limite della terra promessa. Nei salmi di lode ispirati dalla storia d’Israele (77 e 104), è il richiamo alla potenza di Dio che fa scaturire l’acqua dalla roccia. Nella Sapienza (11) è il segno della presenza della sapienza nel «santo profeta» (Mosè). Isaia vi vede l’annuncio dei futuri benefici che susciteranno la lode del popolo eletto (15,43).
Nel Nuovo Testamento, Paolo ricorda l’episodio (1 Cor 10) e, fondandosi su di una tradizione che immaginava che la roccia accompagnasse il popolo nel suo cammino, vede in essa Cristo, che disseta il popolo con una bevanda spirituale; favore che non garantisce la salvezza: «della maggior parte di loro Dio non si compiacque».
SALMO
Unisce le due interpretazioni dell’episodio della roccia: acclamando al Signore «roccia della nostra salvezza» e mettendo in guardia contro l’indurimento del cuore, «come nel giorno... dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova», o meglio come nel giorno di Massa e Meriba. Infatti, si tratta proprio di ricordare quest’aneddoto riferito in Es 17 e anche in Nm 20,13, senza dimenticare che questi nomi di luogo hanno un significato simbolico: prova e sfida.
Al di là di tutte le interpretazioni del passato, questo salmo è soprattutto un invito a rispondere oggi alla chiamata; oggi è la parola chiave; è il segreto di ogni liturgia viva: i misteri della salvezza ci raggiungono oggi.
SECONDA LETTURA
Tratta dalla lettera ai Romani, è una vigorosa affermazione della nostra giustificazione per mezzo della fede, e si esprime in termini particolarmente ricchi di certezza.
Noi siamo in pace (è qualcosa di più della pace interiore del cuore, significa la ricchezza del rapporto con Dio).
Ci è aperto l’accesso al mondo della grazia e noi vi siamo stabiliti e possiamo vantarci nella speranza di partecipare alla gloria. La speranza poi non delude. Non v’è traccia del «timore e tremore» con cui altrove Paolo esorta ad attendere alla salvezza.
Questa certezza si fonda sul dono dello Spirito Santo che fa vivere nei nostri cuori l’amore stesso che Dio ha per noi. Si noterà il legame espresso con molta forza fra lo Spirito e l’amore di Dio (altrove Paolo parla dello Spirito di libertà, dello Spirito che concede di confessare la propria fede, dello Spirito che suggella l’unità nella comunità).
Essa si fonda soprattutto sull’inverosimile amore di Dio manifestato in Gesù Cristo che muore per gente da nulla, per dei peccatori.
VANGELO
È quello della Samaritana.
Sono note le diverse tappe: il dialogo circa l’acqua viva, il dialogo sul vero culto, il dialogo con gli apostoli sul vero cibo di Gesù e sulla mietitura, il soggiorno di Gesù a Sicar e la nascita della fede nei suoi abitanti.
Vi troviamo tutto un insegnamento sulla persona di Gesù
– È un uomo che conosce la fatica e la sete, solitamente rispetta le consuetudini sociali (gli apostoli si stupiscono di vederlo parlare con una donna), è solidale con il suo popolo particolare (la salvezza viene dai Giudei).
– È tuttavia un uomo che manifesta una libertà sovrana. Non teme di infrangere le consuetudini; conosce il segreto del cuore della donna; ha un altro cibo che lo dispensa dal mangiare; afferma anche la prossima decadenza del tempio di Gerusalemme (tanto prezioso per un Giudeo).
– È un uomo il cui mistero si sta svelando. Egli è più grande del patriarca Giacobbe.
Messia-Cristo: «Sono io, che ti parlo». Nell’espressione stessa «sono io» alcuni vedono un modo di affermare la propria divinità, che riprende il nome divino rivelato a Mosè al roveto ardente.
Vive in un’intimità del tutto particolare con il Padre, «colui che l’ha mandato» e di cui egli compie l’opera (semina e mietitura ad un tempo).
Applica a sé affermazioni proprie di Dio nell’Antico Testamento: la «sorgente di acqua viva» (Ger 2,13), o quelle della Sapienza: «Essa lo disseterà con l’acqua della sapienza» (Sir 15,3).
E finalmente, «Salvatore del mondo»: quest’espressione, unica nel Vangelo, posta deliberatamente alla fine dell’episodio e sulla bocca dei Samaritani, sottolinea l’universalismo della salvezza realizzata da Gesù.
Vi scorgiamo la pedagogia della fede in atto
L’iniziativa è presa da Gesù, che incomincia col chiedere qualcosa; il dialogo che segue vuole condurre la donna a porsi delle domande: «Se tu conoscessi...», a intuire il valore simbolico delle realtà (senza irritarsi per gli equivoci della donna), a mettersi, con verità e umiltà, in uno stato di desiderio, a continuare la ricerca con altri: «Va’ a chiamare tuo marito».
Gesù accetta di seguire la donna nelle sue domande personali sulla religione e sul culto e finalmente non esita a rivelarsi: «Sono io, che ti parlo».
La donna esprime la fede interrompendo la sua attività (lascia la brocca), per recare al tempo stesso una testimonianza (timida) e un incoraggiamento alla fede: «Venite a vedere... che sia forse il Messia?».
Vi troviamo un insegnamento sul nostro rapporto con Dio, sulla nostra salvezza in Gesù Cristo
Attraverso l’immagine dell’acqua viva (particolarmente suggestiva per le persone vicine al deserto e che ne hanno fatto l’esperienza).
Gesù afferma che è lui a donare lo Spirito Santo (cf Gv 7,37-39: «Chi ha sete venga a me e beva... fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui»). Il dono dello Spirito appaga la sete dell’uomo e nello stesso tempo lo conduce alla vita eterna; è un dono che fa vivere di fede (cf Gv 6,34: «Chi crede in me non avrà più sete»).
Attraverso il discorso sul culto Gesù sottolinea che il suo mistero pasquale (l’«ora» in s. Giovanni allude sempre alla passione-risurrezione) introduce i credenti in un rapporto nuovo con Dio: «in spirito e verità», non mediante una pura e semplice soppressione del culto (Gesù stesso istituirà il rito della Cena pasquale), ma attraverso un ampliamento dell’adorazione, che non è più riservata al luogo santo del tempio, ma può svolgersi ovunque vivano coloro che credono in Gesù e sono in tal modo membra del suo corpo (cf Gv 2,19: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere»).
Vi si trova un insegnamento sulla vita apostolica
L’apostolo, seguendo Gesù, deve vivere l’obbedienza alla volontà del Padre; è una scoperta che si deve fare («un cibo che voi non conoscete»). L’apostolo deve umilmente riconoscersi mietitore più che seminatore: egli va a raccogliere i frutti del lavoro degli altri e soprattutto di quello di Gesù. L’apostolo è un uomo di speranza: egli semina nella fatica, sa che la messe matura e che verrà il giorno in cui chi semina e chi miete ne godranno insieme. Nell’attesa, come Gesù, egli può conoscere la fatica e aver bisogno di «chiedere da bere».
Colore liturgico: Viola
I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,
perché libera dal laccio i miei piedi.
Volgiti a me e abbi misericordia, Signore,
perché sono povero e solo. (Sal 24,15-16)
Oppure:
“Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore. (Ez 36,23-26)
Dio misericordioso, fonte di ogni bene,
tu ci hai proposto a rimedio del peccato
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna;
guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria
e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe,
ci sollevi la tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Oppure:
O Dio, sorgente della vita,
tu offri all’umanità riarsa dalla sete
l’acqua viva della grazia
che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore;
concedi al tuo popolo il dono dello Spirito,
perché sappia professare con forza la sua fede,
e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRIMA LETTURA
Dacci acqua da bere.
Dal libro dell’Esodo (Es 17,3-7)
In quei giorni, 3il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: “Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”.
4Allora Mosè invocò l’aiuto del Signore, dicendo: “Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!”.
5Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! 6Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”.
Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele. 7Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.
Parola di Dio.
T Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 94)
Rit. Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Ascoltate oggi la sua voce: “Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova, pur avendo visto le mie opere”.
SECONDA LETTURA
L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-2.5-8)
Fratelli, 1giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.
5La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio.
T Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO (Cf Gv 4,42.15)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo:
dammi dell’acqua viva, perché non abbia più sete.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO*
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
* Tra parentesi [ ] la forma breve.
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 4,5-42)
[In quel tempo, 5Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. 8I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
10Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. 11Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”.
13Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. 15“Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”.] 16Le disse: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. 17Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; 18infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.
19Gli replicò la donna: “Signore, [vedo che tu sei un profeta. 20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. 25Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. 26Le disse Gesù: “Sono io, che ti parlo”.]
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: “Che desideri?”, o: “Perché parli con lei?”. [28La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29“Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”.] 30Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. 32Ma egli rispose: “Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”. 34Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro”.
[39Molti Samaritani di quella città credettero in lui] per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. [40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.]
Parola del Signore.
T Lode a te, o Cristo.
Per questo sacrificio di riconciliazione
perdona, o Padre, i nostri debiti,
e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.
In alto i nostri cuori.
Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
È cosa buona e giusta.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli chiese alla Samaritana l’acqua da bere,
per farle il grande dono della fede,
e di questa fede ebbe sete così ardente
da accendere in lei la fiamma del suo amore.
E noi ti lodiamo e ti rendiamo grazie
e, uniti agli angeli, celebriamo la tua gloria:
Santo, Santo, Santo il Signore...
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Chi beve dell’acqua che io gli darò”,
dice il Signore, “avrà in sé una sorgente
che zampilla fino alla vita eterna”. (Gv 4,13-14)
Oppure:
Il passero trova la casa,
la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi. (Sal 83,4-5)
O Dio, che ci nutri in questa vita
con il pane del cielo, pegno della tua gloria,
fa’ che manifestiamo nelle nostre opere
la realtà presente nel sacramento che celebriamo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
PER LA CELEBRAZIONE
• La liturgia di questa domenica è tutta incentrata sulla grande pagina di Giovanni 4: l’incontro di Gesù con la Samaritana. Problema: testo completo o forma breve? Di per sé sarebbe preferibile leggere il testo completo: qualunque taglio a questa pagina di Giovanni fa perdere qualcosa della sua ricchezza... Ma allora diventa ancor più necessario che la lettura sia fatta bene, in modo da «tenere» l’attenzione dell’assemblea. Eventualmente si può anche pensare a un’abbreviazione di tipo diverso da quella prevista dal lezionario: per esempio, leggendo integralmente la prima parte del testo lungo, fino a: «Le disse Gesù: Sono io che ti parlo». La scelta andrà fatta, comunque, tenendo conto dell’impostazione che si intende dare all’omelia e in rapporto alla fisionomia delle singole assemblee.
• Come colletta è consigliabile quella alternativa per l’anno A (Messale, p. 970). Un’ottima orazione conclusiva per la preghiera dei fedeli si trova a p. 33 dell’Orazionale CEI (formulario per il tempo di Quaresima, VII). Il prefazio è proprio del giorno (Messale, p. 89). Alla fine si può utilizzare l’orazione sul popolo n. 6 (p. 447).
PER COMPRENDERE LA PAROLA
prima lettura
È, nell’Esodo, il racconto «della prova e della sfida» in cui Dio manifestò la sua presenza facendo scaturire, per mezzo di Mosè, l’acqua dalla roccia. Durante i quarant’anni del suo cammino nel deserto il popolo di Israele ha conosciuto molte prove; qui si ricorda quella della sete.
Mosè ne fa le spese; dimenticata la gioia per la liberazione dalla schiavitù, il popolo lo rimprovera di averlo condotto a morire nel deserto. Mosè è spesso oggetto della collera e delle minacce del popolo, che è lontano dal condividere la fiducia in Dio del suo capo. L’alleanza del Sinai non è ancora stata suggellata.
Mosè fa ricorso al Signore e il Signore risponde: battendo sulla roccia con il bastone che era servito a dividere le acque del Nilo (richiamo discreto ai prodigi che avevano autenticato la vocazione di Mosè), ne sgorga l’acqua.
Al di là di Mosè è Dio ad essere preso di mira dalla collera e dal dubbio del popolo. «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?». È la domanda tipica della «sfida». «Sì o no?», un insolente ultimatum. È il rifiuto di avere fiducia in Dio: la negazione dell’alleanza!
Ora Dio risponde: «Io starò davanti a te».
L’episodio è diventato particolarmente famoso in Israele. Nel Pentateuco e in alcuni salmi (94; 105) è soprattutto il simbolo dell’indurimento del cuore di Israele, che irritò Iahvè e costò a Mosè e ad Aronne la morte al limite della terra promessa. Nei salmi di lode ispirati dalla storia d’Israele (77 e 104), è il richiamo alla potenza di Dio che fa scaturire l’acqua dalla roccia. Nella Sapienza (11) è il segno della presenza della sapienza nel «santo profeta» (Mosè). Isaia vi vede l’annuncio dei futuri benefici che susciteranno la lode del popolo eletto (15,43).
Nel Nuovo Testamento, Paolo ricorda l’episodio (1 Cor 10) e, fondandosi su di una tradizione che immaginava che la roccia accompagnasse il popolo nel suo cammino, vede in essa Cristo, che disseta il popolo con una bevanda spirituale; favore che non garantisce la salvezza: «della maggior parte di loro Dio non si compiacque».
salmo
Unisce le due interpretazioni dell’episodio della roccia: acclamando al Signore «roccia della nostra salvezza» e mettendo in guardia contro l’indurimento del cuore, «come nel giorno... dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova», o meglio come nel giorno di Massa e Meriba. Infatti, si tratta proprio di ricordare quest’aneddoto riferito in Es 17 e anche in Nm 20,13, senza dimenticare che questi nomi di luogo hanno un significato simbolico: prova e sfida.
Al di là di tutte le interpretazioni del passato, questo salmo è soprattutto un invito a rispondere oggi alla chiamata; oggi è la parola chiave; è il segreto di ogni liturgia viva: i misteri della salvezza ci raggiungono oggi.
seconda lettura
Tratta dalla lettera ai Romani, è una vigorosa affermazione della nostra giustificazione per mezzo della fede, e si esprime in termini particolarmente ricchi di certezza.
Noi siamo in pace (è qualcosa di più della pace interiore del cuore, significa la ricchezza del rapporto con Dio).
Ci è aperto l’accesso al mondo della grazia e noi vi siamo stabiliti e possiamo vantarci nella speranza di partecipare alla gloria. La speranza poi non delude. Non v’è traccia del «timore e tremore» con cui altrove Paolo esorta ad attendere alla salvezza.
Questa certezza si fonda sul dono dello Spirito Santo che fa vivere nei nostri cuori l’amore stesso che Dio ha per noi. Si noterà il legame espresso con molta forza fra lo Spirito e l’amore di Dio (altrove Paolo parla dello Spirito di libertà, dello Spirito che concede di confessare la propria fede, dello Spirito che suggella l’unità nella comunità).
Essa si fonda soprattutto sull’inverosimile amore di Dio manifestato in Gesù Cristo che muore per gente da nulla, per dei peccatori.
vangelo
È quello della Samaritana.
Sono note le diverse tappe: il dialogo circa l’acqua viva, il dialogo sul vero culto, il dialogo con gli apostoli sul vero cibo di Gesù e sulla mietitura, il soggiorno di Gesù a Sicar e la nascita della fede nei suoi abitanti.
Vi troviamo tutto un insegnamento sulla persona di Gesù
– È un uomo che conosce la fatica e la sete, solitamente rispetta le consuetudini sociali (gli apostoli si stupiscono di vederlo parlare con una donna), è solidale con il suo popolo particolare (la salvezza viene dai Giudei).
– È tuttavia un uomo che manifesta una libertà sovrana. Non teme di infrangere le consuetudini; conosce il segreto del cuore della donna; ha un altro cibo che lo dispensa dal mangiare; afferma anche la prossima decadenza del tempio di Gerusalemme (tanto prezioso per un Giudeo).
– È un uomo il cui mistero si sta svelando. Egli è più grande del patriarca Giacobbe.
Messia-Cristo: «Sono io, che ti parlo». Nell’espressione stessa «sono io» alcuni vedono un modo di affermare la propria divinità, che riprende il nome divino rivelato a Mosè al roveto ardente.
Vive in un’intimità del tutto particolare con il Padre, «colui che l’ha mandato» e di cui egli compie l’opera (semina e mietitura ad un tempo).
Applica a sé affermazioni proprie di Dio nell’Antico Testamento: la «sorgente di acqua viva» (Ger 2,13), o quelle della Sapienza: «Essa lo disseterà con l’acqua della sapienza» (Sir 15,3).
E finalmente, «Salvatore del mondo»: quest’espressione, unica nel Vangelo, posta deliberatamente alla fine dell’episodio e sulla bocca dei Samaritani, sottolinea l’universalismo della salvezza realizzata da Gesù.
Vi scorgiamo la pedagogia della fede in atto
L’iniziativa è presa da Gesù, che incomincia col chiedere qualcosa; il dialogo che segue vuole condurre la donna a porsi delle domande: «Se tu conoscessi...», a intuire il valore simbolico delle realtà (senza irritarsi per gli equivoci della donna), a mettersi, con verità e umiltà, in uno stato di desiderio, a continuare la ricerca con altri: «Va’ a chiamare tuo marito».
Gesù accetta di seguire la donna nelle sue domande personali sulla religione e sul culto e finalmente non esita a rivelarsi: «Sono io, che ti parlo».
La donna esprime la fede interrompendo la sua attività (lascia la brocca), per recare al tempo stesso una testimonianza (timida) e un incoraggiamento alla fede: «Venite a vedere... che sia forse il Messia?».
Vi troviamo un insegnamento sul nostro rapporto con Dio, sulla nostra salvezza in Gesù Cristo
Attraverso l’immagine dell’acqua viva (particolarmente suggestiva per le persone vicine al deserto e che ne hanno fatto l’esperienza).
Gesù afferma che è lui a donare lo Spirito Santo (cf Gv 7,37-39: «Chi ha sete venga a me e beva... fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui»). Il dono dello Spirito appaga la sete dell’uomo e nello stesso tempo lo conduce alla vita eterna; è un dono che fa vivere di fede (cf Gv 6,34: «Chi crede in me non avrà più sete»).
Attraverso il discorso sul culto Gesù sottolinea che il suo mistero pasquale (l’«ora» in s. Giovanni allude sempre alla passione-risurrezione) introduce i credenti in un rapporto nuovo con Dio: «in spirito e verità», non mediante una pura e semplice soppressione del culto (Gesù stesso istituirà il rito della Cena pasquale), ma attraverso un ampliamento dell’adorazione, che non è più riservata al luogo santo del tempio, ma può svolgersi ovunque vivano coloro che credono in Gesù e sono in tal modo membra del suo corpo (cf Gv 2,19: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere»).
Vi si trova un insegnamento sulla vita apostolica
L’apostolo, seguendo Gesù, deve vivere l’obbedienza alla volontà del Padre; è una scoperta che si deve fare («un cibo che voi non conoscete»). L’apostolo deve umilmente riconoscersi mietitore più che seminatore: egli va a raccogliere i frutti del lavoro degli altri e soprattutto di quello di Gesù. L’apostolo è un uomo di speranza: egli semina nella fatica, sa che la messe matura e che verrà il giorno in cui chi semina e chi miete ne godranno insieme. Nell’attesa, come Gesù, egli può conoscere la fatica e aver bisogno di «chiedere da bere».